Scuse
Sono Néstor Fabbri chitarrista dei Nobraino ed autore della frase che equiparava i naufraghi del Mediterraneo a mangime per pesci.
Permettete di presentarmi.
Mi occupo attivamente di protezione internazionale dei diritti umani dal 2009, quando ho conseguito la laurea specialistica presso la Facoltà di scienze politiche di Bologna con una tesi dal titolo Politiche migratorie dell’ Unione Europea.
Prima di dedicarmi a tempo pieno al chitarrismo ho lavorato presso alcune ONG in Spagna e Francia.
Nel 2010 le Edizioni Alicantine (Università di Alicante) hanno pubblicato un mio articolo scritto a quattro mani insieme a Peio M. Aierbe dal titolo : “Funcionalidad de los discursos sobre trata i tráfico de personas”, Fabbri, Aierbe, contenuto in “Migraciones, discursos e ideología en una sociedad globalizada”, reperibile on line attraverso google scholar e che risulta ancora attualissimo sul tema degli “scafisti”.
Nel 2011 coi Nobraino abbiamo preso parte, al progetto Boats 4 People: una flottiglia per fermare l’ecatombe nel Mediterraneo. Durante l’estate del 2012 la Goletta Oloferne, coordinata da B4P, ha pattugliato il Canale di Sicilia con lo scopo di aiutare le imbarcazioni di migranti in difficoltà e di denunciare le numerose omissioni di soccorso da parte delle autorità competenti.
Sempre in quell’anno è stata pubblicata una compilation contenente i brani di numerosi artisti euro-africani, curata da me e i cui proventi sono serviti a finanziare le ONG e associazioni che si occupano di protezione dei diritti dei migranti. La compilation, contenente un brano dei Nobraino dal titolo: “Il mangiabandiere”, è reperibile a questo indirizzo: http://www.boats4people.org/index.php/fr/accueil-boats-for-people/417-musique.
Nel 2013 i Nobraino hanno presentato al Premio Ilaria Alpi uno spettacolo dal titolo : Viaggiare e migrare, confini poco sottili. Sul sito trovate un testo dello spettacolo dal titolo: “Caduti del mare”.
In questi anni di studi, di attivismo e di impegno artistico ho passato tanto tempo a contatto con le storie e le vite dei migranti che transitano per il Mar Mediterraneo. Tanta era la rabbia nel dover assistere impotente ad ingiustizie, tragedie ed impunite violazioni dei diritti fondamentali, che ho iniziato a sviluppare una forma estrema di autodifesa, consistente nell’opporre al pericolo dell’inefficacia sociale un nucleo irriducibile di sopravvivenza basato sulla sfrontatezza. Mi sono rifugiato perciò dietro le vesti di un eccentrico barbagianni, provocatore testardo, beffeggiatore distanziato e distanziante che ogni cosa brutalizza.
Il mimetismo è diventato la mia strategia: quanto più ci si dissimula sotto i valori e gli ideali opposti, tanto più si ha la possibilità di vincere. Il criterio della forza, dice Nietzsche, è riuscire a vivere sotto il dominio dei valori contrari e volerli sempre di nuovo. Zarathustra è Zelig!
Per questo motivo porgo a tutte le persone turbate dall’esternazione di ieri le mie più umili scuse.
Néstor Fabbri
CADUTI DEL MARE
Dallo spettacolo
VIAGGIARE || MIGRARE
Premio Ilaria Alpi 2013
CADUTI DEL MARE
di Lorenzo Kruger
Da piccolo mi chiedevo perché il monumento sul lungomare del mio paese fosse intitolato “ai caduti del mare” e non “nel mare”.
Allora perchè non scendere “del letto”, o buttarsi “del tetto”? E poi chi erano? Come ci erano caduti “del” mare?
Mi dissero che erano marinai caduti in guerra. Caduti “della guerra” vorrai dire..
Vabbhe fatto stà che quel monumento c’è ancora. Anzi, quel monumento che ci ancora al ricordo dei caduti del mare è un’ancora.
Un’ancora che ci ancora ancora. Ai caduti..
Ma le cadute invece? Quelle no? Il monumento alle cadute non ce lo abbiamo..?
Le cascate in mare.. Le cascate “del” mare, pardon! Ma quelle non esistono. Al limite le cascate sul fiume. Ma sono un’altra cosa.
Quindi i caduti del mare esistono solo se esiste la guerra? No, la gente cade in mare anche in altri periodi.
Una volta per esempio sul nostro lungomare c’era un pericoloso rettilineo prima del porto canale
e qualcuno che arrivava forte ci finiva dentro con la macchina.
Ma a quelli bisognerebbe intitolare un monumento ai caduti nel porto, anzi “del” porto.
Al bar del porto ho chiesto: mi porta del porto? Non lo abbiamo. Non lo avete?? La prossima volta che vengo al porto mi porto del porto.
Seee! Così poi ti ubriachi e caschi con la macchina nel canale e il tuo nome finisce sulla targa del monumento ai caduti del porto.
Meglio di no. Poi in mare è sempre meglio caderci da una barca, o direttamente con tutta la barca anche.
No perché se c’è molta gente che si deve buttare poi si creano le file. C’ero prima io, no devo morire prima io, no ma si figuri.
Prego si ammari prima lei. Mi ammaro? Ma se mi ammaro devo andare dal dottole? E ovviamente la medicina sarà ammara.
Lei si ammari intanto che poi vediamo. Ma come si fa? Guardi come fanno quelli laggiù. Chi gli immigrati? No gli emigrati.
Senta, l’emigrato e l’immigrato sono la stessa persona vista da due luoghi diversi.
Oppure due persone diverse viste dallo stesso luogo.
In questo secondo caso, di solito,
il primo è un giovane senza speranze che se ne va, il secondo è un giovane senza speranze che arriva.
Come perchè? Ma non lo sapeva che questo è il paese dei cervelli in figa? Ah Non gliene frega un cazzo.. Culo tette? Se le rifaccia.
E si rifaccia la faccia visto che c’è. Questo è il paese dei cervelli in figa, è importante che le lei appaia.
E poi se appaia non morde. Uno si deve adattare quando va in un altro paese.
Qui non puo dire burka, qui si dice urka, o urka boia anche. Insomma se vede qualcosa che la stupisce non puo dire “burka che bello!”
È importante sapersi adattare. Guardi mia cugina.
È andata in Francia con Gino Pari, aveva la frangia e sembrava Pari Gina.
Questione di usi e costumi. Li usi i costumi? No perché sennò li metto via. E poi se cadiamo in mare e non abbiamo i costumi?
Ci faranno un monumento ai ca-nudi nel mare.. Ah scusa, ai canudi “del” mare.
Nudi è meglio, non si può mentire. Si dice pure: La nuda verità! Non si è mai sentito dire di una verità in costume, o in pareo.
Il pareo confesso intendo, quello che lecca la rana, no bacia la raganella, no anzi sputa il rospo.
Dai sputa il rospo, ammettilo: la verità si può travestire ma l’abito non fa il monaco,
come diceva San Dalo il santo protettore dei piedi. Quindi è inutile spendere soldi in vestiti.
Anche perché o sono spesi o sono investiti, se sono investiti non li puoi spendere. Ma allora se non siamo i nostri vestiti cosa siamo?
Siamo quello che mangiamo! Grida un tipo al bar del porto mentre beve del porto.
Va bene. Ma se uno è una testa di cazzo, cos’è che ha mangiato?
Io per esempio ieri sera ho mangiato del castrato…. whey! non facciamo scherzi!
E se uno è a digiuno? E se otto è a digiotto?
Il corpo non mente, infatti, o è il corpo o è la mente.
Si ma la mente non galleggia, mentre un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato…
Ma questa regola non vale per i corpi che stanno cercando la verità, quelli devono andare a fondo.
Bisogna andare a fondo per trovare la verità, e forse i canudi, i caduti, insomma, LORO cercavano soltanto la verità.
E se magari l’avessero trovata laggiù in fondo al mare, e quella verità che hanno visto gli ha fatto una gran paura e gli sono venuti a tutti i capelli bianchi dalla paura???
Ok, ok, Si vabbè ho capito, faremo il monumento ai canuti nel mare.. Aaaaaahhh ancora!!!! Si scusa, i canuti del mare.